Moda sostenibile
- Posted 2 Febbraio 2021
- by Nando Paolo Serra
Il 2020 è stato un anno tragico anche per il mercato della moda e il duemila ventuno non si prospetta roseo, con la ripresa europea stimata per il secondo trimestre del 2022.
Eppure la sostenibilità , insieme alla digitalizzazione, è rimasta in cima alle agende di gruppi e fashion brand: un modo per uscire indenni dalle turbolenze del mercato e rafforzati da valori aggiunti.
In un momento in cui la sopravvivenza dei marchi dipende soprattutto da quanto sono reattivi nel proporsi online, con le vendite e-commerce quasi raddoppiate durante la pandemia passate dal 16% al 29% a livello globale, è altrettanto fondamentale cosa comunicare attraverso questi canali digitali. Il modo di fare shopping durante la pandemia infatti è drammaticamente cambiato, ma si sono radicalmente evoluti anche i fattori che motivano l’acquisto. Oggi conquistare clienti
significa soprattutto farli sentire parte di una comunità . Che si tratti di temi sociali, di inclusività o responsabilità ambientale, comunicare con i potenziali shopper è una questione di identità (oltre che di estetica) e passa attraverso i social, i mezzi più diretti e flessibili per andare dritti al cuore del grande pubblico. Un meccanismo in
evoluzione negli ultimi anni vertiginosamente accelerato dalla pandemia.
Un’esigenza sempre più sentita, non solo in termini di sostenibilità . Perché ridurre gli acquisti e concentrarsi su capi e accessori realizzati secondo certi standard qualitativi, sociali e ambientali non è solo una scelta etica, ma si è rivelata
una vera e propria esigenza in tempi di lockdown. «Le donne di solito amano quello che comprano, ma odiano i due terzi di ciò che è nei loro armadi»
Da dove iniziare? Prima di tutto, costruire un guardaroba sostenibile non significa fare tabula rasa di quello che si ha già . La sostenibilità è un percorso da affrontare col buon senso, a piccoli passi. Si tratta di aprire l’armadio, tirare fuori tutto e analizzare il proprio stile facendo la spunta di ciò che si mette e non, individuando i propri pezzi forti e irrinunciabili. Individuati i capisaldi del guardaroba sarà più facile escludere o includere quelli che si differenziano, e che possono restare per il gusto di rompere le righe con uno styling più azzardato.
Less is more non è solo un mantra di stile, ma anche un motto sostenibile, perché il problema della sovrapproduzione dell’industria della moda è strettamente correlato al cambiamento climatico, con il settore fashion tra i primi in classifica per emissioni di Co2 nel mondo.